Sto scrivendo un libro (temi: politica e antropologia culturale) per una grossa casa editrice. Vi lascio qualche riga dalle bozze per avere un feedback, a cui tengo.
>Le ragioni delle difficoltà a rimanere all'interno di un contesto politico sono molteplici. Viviamo in un contesto in cui la comunicazione pubblica politica ha cambiato linguaggio, finendo per rendere il linguaggio stesso la "sostanza politica" che produce. È piuttosto usuale che partiti di governo, e con buona rappresentanza parlamentare, non abbiano nessuna radicazione sul territorio ma si esprimano esclusivamente come simulacro mediale attraverso la prassi della comunicazione. Dall'altra parte, il precipitamento cognitivo del dopo-storia, e quindi nel post-evento, ha indebolito il peso specifico dei "fatti" politici, che nell'opinione pubblica tendono ad essere un vuoto scimmiottamento del linguaggio prodotto sui media dalle istituzioni. Per via della banda larga, gli utenti sono portati a considerarsi un "doppio" del personaggio istituzionale, condividendo con lui innanzitutto gli strumenti (i profili dei social network, l'accesso alla conoscenza) e poi un'audience (l'immagine di sè è sempre più un'immagine integralmente pubblica, idealizzata a partire dall'idea di un pubblico generico che sta ascoltando), si ha l'impressione di una totale sovrapposizione. Ciò ricade essenzialmente in due produzioni, entrambe come specchio neurale in cui le parti contestualmente si imitano: 1) Privilegiare tematiche "di opinione", desunte da una comunicazione politica tipica dello scenario neoliberista e post-ideologico (dove la narrazione parla sempre di mezzi e mai di fini, in cui l'assenza di programmi politici scolora le parti in una semplice definizione di "moderazione e buonsenso" – è più che usuale che partiti concorrenti abbiano la stessa forma macropolitica e che si sfidino solamente sul campo della forma, quando non addirittura del solo "tono"); 2) Un posizionamento estremo del singolo, interno a una sempre più marcata polarizzazione, tanto da sfociare nella rappresentazione manichea (destra e sinistra, buoni e cattivi, giusto e sbagliato). Quest'ultimo aspetto potrebbe sulle prime sembrare in contrasto col primo punto (come mai l'ideologia tornerebbe in maniera così aggressiva se le parti politiche sono spesso sovrapponibili?), sebbene in realtà sia l'evidenza di tutt'altra dinamica del singolo, come se avesse esso stesso una responsabilità comunicati
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